Associazione Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo

La Vita come l’Avvento

L’Avvento quale tempo dell’attesa è modello della vita. In tutte le sue manifestazioni essa consta di un fatto originario, si sviluppa nel presente e cammina verso un futuro. Proprio come questo tempo liturgico che fa memoria dell’avvento di Cristo nella storia, duemila anni fa, che prepara ad accoglierlo oggi nella concretezza del vissuto e dispone all’incontro con lui alla fine dei tempi. L’Avvento come la vita domandano stupore, coraggio e fiducia. Stupore per riconoscere i molteplici doni di cui siamo stati circondati, in numero sempre maggiore delle inevitabili sofferenze; coraggio per sostenere l’avventura vocazionale che ci vede impegnati quotidianamente; fiducia che permette di alzare lo sguardo verso un orizzonte promettente, portatore di quei benefici cui anela l’umanità intera. I testi biblici delle liturgie di questi giorni propongono, con un linguaggio tragico, la contrapposizione tra i regni di questo mondo e il regno promesso da Dio. I primi sono presentati come disumani, crudeli e rapaci, perché sostenuti dall’esercizio di un potere tirannico, il regno che viene dall’alto, invece, è portatore di giustizia e di pace, perché improntato al servizio e al dono di sé. Secondo l’insegnamento evangelico, che si leverà efficacemente in questo periodo, questo raffronto permette una corretta intelligenza della storia. L’intelligenza della realtà, l’attitudine cioè a leggere dentro le vicende del quotidiano, porta a riconoscere la forza del dono e la debolezza del possesso. Come non vedere? La comunità si mostra civile quando gareggia nella solidarietà, e non solo in occasione delle emergenze dettate dagli eventi catastrofali; i nuclei esistenziali diventano familiari quando conservano la cura reciproca, contrapposta ad ogni forma di abuso e violenza; le aggregazioni sono davvero ecclesiali quando cercano l’incontro, il dialogo, la complementarietà, gareggiando nella stima e nella promozione reciproca; il bene di tutti passa attraverso il rispetto cui ciascuno è tenuto verso chi gli vive accanto, la sua dignità e i suoi bisogni.

L’Avvento prepara al Natale. Le luminarie istallate ed accese in questo periodo lungo le strade e nelle piazze non sono solo un espediente consumistico, mettono in evidenza la perenne esigenza di una luce che sia capace di rischiarare la notte della chiusura in se stessi, nel proprio spazio culturale, nelle proprie sicurezze sociali. In forme diverse si trovano infatti in tutte le latitudini e inducono ad uscire, ad incontrare, a riconoscere; proprio come i pastori a Betlemme e come i magi in ricerca, accompagnati alla culla di quel Bambino che sta all’origine, a fondamento e a compimento dell’universo e di ogni sua espressione. Nel fare memoria in questi giorni di un esile prete, dedito alla formazione di diverse generazioni nel cuore del Polesine, negli anni della grande alluvione, tenacemente solidale con la popolazione e il suo bisogno di riscatto, è venuto spontaneo sottolineare che la sua umiltà e semplicità sono stati i contributi più efficaci all’avvento del regno, e sono ciò che resta anche inconsapevolmente nel cuore delle generazioni successive.

L’Avvento prepara al Compimento. Il ritorno a casa, il clima di famiglia, gli stessi raduni conviviali che caratterizzano questo tempo sono sintomi dell’esigenza di ricondurre all’essenziale la propria vicenda umana, a quella esperienza d’amore che meglio di ogni altra immagine descrive l’eternità beata. Nel prendere coscienza della particolare efficacia che rivestono nella collettività i testimoni della carità, si coglie lo spessore della spinta missionaria dell’educazione cristiana, intesa sempre più come compromissione che come proselitismo.

L’Avvento è oggi, qui, è la mia vita, il mio percorso; è una spiritualità, uno stile, contiene una promessa che non delude; è il presente fecondato dal passato e gravido di futuro.

 

don Francesco Zenna