Associazione Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo

Stefano Biancu, Presente. Una piccola etica del tempo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2014

È difficile trovare un libro che parli del tempo in modo non scontato. Perlopiù ci si imbatte in testi che affrontano il tema in prospettiva “filosofica”, ma, in genere, il rischio di cadere in forme – più o meno palesi – di intellettualismo è sempre in agguato.

Uno dei principali pregî di questo libro è che l’A. evita accuratamente di definire il tempo, di volerne dare una definizione a priori. Il tempo viene indagato, invece, a partire dall’esperienza che l’essere umano ne fa: si tratta di una premessa metodologica all’apparenza banale, ma dirompente nel processo d’indagine e soprattutto nei risultati che se ne possono ottenere.

L’incipit del libro, in questo senso, appare paradigmatico: «Una meditazione sapienziale sul tempo attraverso alcune grandi categorie dell’etica: ecco ciò che questo libro intende essere. Una meditazione, ovvero un soffermarsi su alcune parole importanti per lasciarne emergere la profondità, senza tuttavia sacrificare il rigore della riflessione. Una meditazione di tipo sapienziale, ovvero fondata sull’esperienza della vita: le parole sulle quali ci si soffermerà sono infatti quelle suggerite dall’esperienza, così come essa prende forma nell’esistenza di ciascuno e viene a parola nella scrittura di poeti, pensatori, donne e uomini spirituali».

Allo stesso modo infatti l’A. conduce la propria indagine rispetto all’ambito principe del testo, l’etica. Il sottotitolo recita, infatti, “Una piccola etica del tempo”.  È solo nell’esperienza del tempo che l’uomo riesce a scorgere anche quale appello etico questi porti al suo interno. Non si tratta di adattare principi etici già confezionati in altri luoghi, ma di scorgere quale compito sia, già di per sé, inscritto nel tempo presente vissuto. È un’operazione dentro cui il libro conduce il lettore, senza con questo rischiare di esaurire l’esperienza del tempo. È, in altri termini, un testo con una fortissima attenzione “iniziatica”: non indica, ma introduce; non informa soltanto, ma soprattutto forma.

In questo modo, la struttura del libro prende forma nell’articolazione della riflessione nel tempo (e non solo sul tempo), in relazione agli snodi centrali tra esperienza e riflessione: il tempo come bisogno, come dovere, come diritto, come virtù. Non si tratta di un itinerario teleologicamente ordinato, né di un procedere verso il fondamento, ma di un “rinvenire”, nel “tempo vissuto” dall’uomo, la chiamata alla consapevolezza etica del tempo. È come se ad ogni capitolo, tutto il libro venisse “ricapitolato”, come un tutto unitario in cui sia possibile distinguere aspetti diversi, ma inseparabili.

Infine, è da sottolineare l’attenzione alla “cultura”. I modi concreti del vivere sono strettamente implicati  con la conformazione culturale dentro cui si è posti. Ora, questo libro non elude questo dato costitutivo del vivere umano: così il tempo è indagato anche in relazione al modo in cui esso è vissuto e compreso all’interno della nostra cultura contemporanea. In questo modo l’A. suggerisce al lettore dei cambiamenti di prospettiva radicali e urgenti, ponendosi sempre all’interno della dialettica tra ciò che il tempo è e come viene vissuto e compreso oggi.

Utilizzando le parole dello stesso A., si ha a che fare con una «meditazione sapienziale»: in questa espressione non può essere colta un connotazione sminuente o limitativa, piuttosto lo sguardo che traspare è molto più ampio di quello tipico delle discipline filosofiche o scientifche. La ragione qui viene inserita nel suo contesto originario e vitale.

 

Girolamo Pugliesi