Associazione Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo

Nel tempo, nella storia, con lo sguardo verso l’alto …

 

“Potete trovare una città senza mura,
senza legge, senza scuole, senza uso di monete;
ma nessuno ha mai visto un popolo senza Dio,
senza templi, senza riti religiosi”

(Plutarco, storico greco, I secolo a.C.)

 

Nel dare inizio a questa rubrica dedicata al dialogo interreligioso e al dialogo ecumenico è opportuno dare uno rapido sguardo d’insieme all’origine, alle dimensioni fondamentali del fatto religioso e alle sue espressioni storiche in quanto la religione merita una doverosa attenzione perché è un fenomeno universale, di straordinaria rilevanza esistenziale, culturale e storica di ciascun uomo e di interi popoli.

Infatti, fin dall’alba della sua presenza sulla terra l’uomo si manifesta anche come homo religiosus, come essere proiettato verso un Qualcosa o un Qualcuno di trascendente, che oltrepassa la sua stessa natura e con cui cerca di mettersi in contatto in vari modi. La capacità dell’uomo di sollevare lo sguardo per scrutare il cielo, rende la religione una delle attività più sublimi della storia dell’uomo.

Ma che cos’è la religione?

Religione: dal latino religio (secondo lo scrittore cristiano Lattanzio, del III-IV sec. d.C., dal verbo religare = legare) dice del rapporto, della relazione che l’uomo ha con Dio e che, nella sua storia, organizza in un insieme di credenze (fede), di riti e culti (liturgia) e di conseguenti regole e scelte nella vita concreta (morale); così si constata che non esiste la religione in sé, ma molteplici religioni. Sono state proposte alcune tipologie delle stesse: religioni naturali, che derivano dall’opera dell’uomo nella sua ricerca e strutturazione; religioni rivelate, provenienti dalla manifestazione divina (ebraismo e cristianesimo) o dalla convinzione che Dio si sia manifestato in modo singolare (islamismo); religioni etniche o anche tribali, delimitate in gruppi di popolazione o di nazioni; religioni universali, che si estendono oltre l’area particolare per arrivare ad altri popoli o nazioni; religioni monoteiste, che adorano un Dio solo; religioni politeiste, che adorano più divinità; religioni del libro, ebraismo e cristianesimo con la Bibbia e islamismo con il Corano; religioni con un fondatore, che partono e rimangono collegate al personaggio originario al quale vengono riferiti importanti avvenimenti storici ed uno sviluppo fortemente etico che tende ad una validità universale.

La religione è un fenomeno di esperienza immediata: per quanto varie siano le sue espressioni, non c’è popolo o gruppo sociale che ne sia completamente privo, ed il più delle volte essa permea tutta la vita delle persone e del gruppo. Si arriva anche a parlare di religione al di fuori di ogni riferimento con Dio, nell’espressione di religione civile: concetto questo che risale all’impostazione illuministica della realtà; è una forma che si esprime con credenze molto diffuse in materia umana ed anche religiosa, credenze nello stesso tempo private e personali, civili e sociali.

Per quanto banale possa sembrare la domanda, in realtà la risposta che essa sollecita, si presenta tutt’altro che ovvia. Sarebbe interessante, ma non è questo il nostro obiettivo, fare un brevissimo excursus sintetico sulla storia delle religioni. Altresì è necessario richiamare alla nostra attenzione, pur per sommi capi, i metodi d’indagine che dalla fine del XVII secolo ad oggi hanno favorito e tutt’ora contribuiscono lo studio comparato del fatto religioso: l’ambito storico e l’ambito fenomenologico.

Se il primo serve a comprendere l’originalità e la diversità di ciascun unicum storico delle singole religioni come risultato nel tempo di un unico processo creativo, il secondo serve a individuare le costanti, le analogie dei diversi fenomeni religiosi, per mettere in luce le manifestazioni esteriori, le strutture fondamentali espressioni dell’homo religiosus. [1]

In questo modo è possibile distinguere, all’interno del fenomeno religioso, diversi e comuni elementi o aspetti. Innanzitutto, l’uomo religioso crede certe cose (p. es. nell’immortalità dell’anima; nell’esistenza di Dio; ecc.); le credenze, poi, si traducono in pratica attraverso certi comportamenti (esecuzione di determinati riti; osservazione di certe prescrizioni o divieti; ecc.); infine, l’esistenza di un certo personale “specializzato”, responsabile di certi riti o della mediazione con il mondo soprannaturale o non-umano rivela l’esistenza di una certa organizzazione religiosa.

A questo dobbiamo aggiungere un’ulteriore riflessione: la prospettiva temporale e della festa che ci consente di interpretare il fenomeno religioso come espressione ‘liturgica’, codificata nel tempo profano e nel tempo sacro. Infatti, anche chi in modo esplicito si dichiara ateo o non credente, si accorge che il fluire della propria esistenza è ritmato da giorni di lavoro e da giorni ‘festivi’. Questi ultimi possono avere una matrice ‘laica’ (ricorrenze civili) oppure, come nella grande maggioranza dei casi, una matrice ‘religiosa’ come il ritmo della giornata di riposo (domenica per i cristiani; sabato per gli ebrei; il venerdì per i musulmani, ecc.) o l’annuo ritorno di feste (Natale, Pasqua, Egira, Festa delle lanterne, Giorno del Nirvana, ecc.).

Queste brevi riflessioni introduttive ci aiuteranno ad approfondire alcuni elementi teologici e liturgici che, nel corso dei secoli, le diverse espressioni religiose hanno codificato dando origine a quello che noi potremo definire un calendario liturgico cosmico e perenne.

Per aiutarci in questo nostro percorso, seguiremo il Documento del Concilio Vaticano II Nostra aetate[2] e il Calendario interreligioso e interculturale,[3] - edizioni 2007/2017.

 

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A cura di:

Stefano Allorini – Associazione O.R.

Marco Bracco – Presidente Nazionale dell’ANIR.

Renzo Piccolo – Membro della Commissione Diocesana di Venezia per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso.

 


[1] G. Ravasi, Premessa all’edizione italiana “Enciclopedia delle Religioni”, Garzanti Editore, 1989.

[2] Dichiarazione sulle relazioni della chiesa con le religioni non cristiane, del Concilio Vaticano II, approvata il 28 ottobre 1965;

[3] A.N.I.R. (Associazione Nazionale Insegnanti di Religione) Sezione di Venezia, a cura di Marco Bracco e Renzo Piccolo