Associazione Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo

Amo l'estate...

Se non sbaglio, era il titolo di una canzone di Nino D’Angelo, partenopeo doc. Ed è anche il “mio” titolo: amo l’estate, amo il caldo (purché non sia equatoriale… ma all’Equatore ci sono stata… e non è poi così male!). Amo l’estate perché ha sapore di libertà: via golfini e cappotti … via giornate grigie… via spifferi malvagi… via raffreddore e tosse…

            Amo l’estate perché amo la luce. L’ora legale, fra l’altro, ci concede di accendere le lampadine molto più tardi nella serata… e il sole che cala anche dietro orizzonti immaginati (in città gli orizzonti sono spesso costituiti da tetti rossi o grattacieli, come avviene a casa mia…), lo fa da gran signore, piano piano lasciando un filo di nostalgia per il prossimo giorno che verrà.

            Amo l’estate, infine, perché è una stagione fortemente creativa ed attiva. Anche le così dette “vacanze”, sia pure trascorse in un alberghetto di mezza montagna che più tranquillo non si può, lasciano spazio agli sbrigliamenti della fantasia, all’inseguimento delle nuvole, alla conquista magari di un chilometro in più di salita o di qualche bracciata in più in uno dei “Bagni” (sta per il più ufficiale “stabilimenti balneari”!) che circondano la nostra bellissima Penisola, se siamo dei “patiti” del mare.

 

Ma un’altra ragione “la c’è”

            Come la Provvidenza di Renzo Tramaglino, c’è al fondo della mia (spero condivisa da molti) predilezione dell’estate fra le quattro (qualcuno dice che infondo sono soltanto due, ormai!) stagioni dell’anno, una ragione che considero sacrosanta: la libertà. Soprattutto la libertà di scelta: nei luoghi dove vivere anche soltanto alcuni giorni… della compagnia con la quale vivere, sempre anche soltanto per alcuni giorni… degli incontri nuovi, dei paesaggi mai visti prima…

            D’estate si programma: la temporanea interruzione delle attività, dovuta alle “vacanze” (croce e delizia: croce per chi, come albergatori e altro personale adibito ai luoghi e centri vacanzieri, vede moltiplicato il lavoro; delizia, per chi può concedersi almeno qualche giorno di libertà dai consueti impegni) permette, anzi invita “calorosamente” alla programmazione. Mentre si è sotto una bella quercia in un frondoso e fresco bosco, oppure in riva a un laghetto o anche al mare, soli o in compagnia, si può pensare con tranquillità alle attività future, si può sognare ad occhi aperti, si può fare progetti senza il timore che qualche accidente mandi all’aria quello che può rimanere un sogno…

            Ma oltre queste pur nobili e condivisibili ragioni, ce n’è una che forse non tanti colgono: l’estate è anche tempo di riflessione, e riflessione spirituale. Innanzitutto, per chi lo desidera (e lo desidera con forza, considerandolo un bene imprescindibile per la propria “salute”, spirituale e anche fisica) l’estate offre insieme con momenti di riposo davanti a orizzonti inconsueti, periodi di ripensamento profondo, di approfondimento delle proprie idee… dei propri desideri del cuore e dell’anima… di riflessione specifica sui rapporti interpersonali che abbiamo instaurato (parenti, amici…) o che intendiamo instaurare. Soprattutto offre possibilità di riflessione sul “Rapporto tra i rapporti”, quello con il Signore, con la Trinità… ovviamente, per chi crede nel Dio Padre di Gesù Cristo, ma forse anche per chi crede in altre Presenze… che vanno oltre l’umano.

           

“Santi spirituali esercizi” … e non soltanto…

            Un’ultima chicca, almeno per la mia vita, per il mio pensiero, ma suppongo anche per la vita e il pensiero di molti battezzati: è d’estate che possiamo incontrarci con una nuova profondità, starei per dire intimità, con il Signore.

            In effetti, forse non in grande numero, certamente non in massa, l’estate è anche il momento in cui si possono “affrontare” quelli che un tempo erano chiamati “santi spirituali esercizi”, tempi dello Spirito come si preferisce indicarli oggi… Cioè periodi più o meno lunghi (dai tre giorni alla settimana… alla decina…) di lontananza dai luoghi e dalle attività abituali, per fissare lo sguardo e la mente nella Trinità.

            Per chi ha fatto nella propria vita una “scelta religiosa” non sono una novità: almeno qualche giorno di preghiera, di riflessione più approfondita, sui misteri della vita con Cristo, in Cristo e per Cristo, cono una beata consuetudine, che si ripete con regolarità ogni anno. Una sorta di “fonte” cui abbeverarsi con abbondanza, per poi affrontare anche periodi duri, di “siccità” perfino spirituale, di dolori e di fatiche, con sufficienti energie, coraggio, qualche volta determinazione e soprattutto gioia.

            Per tutti, coloro che professano una fede religiosa pur senza scelte particolarmente impegnative, sono sicuramente un modo per rafforzare il legame con il Signore, ma anche un modo per dare motivo serio al proprio vivere, alle scelte da compiute e da compiere, alle relazioni con le persone (vorrei dire, fratelli e sorelle, ma non oso…) che condividono con noi la vita quotidiana con tutto il suo peso e con tutto il suo splendido fardello di soddisfazioni e di beatitudini.

 

Alla ricerca della beatitudine

            C’è il “Vangelo delle beatitudini”, quei brani (non uno solo che usualmente si ricordo, matteano per lo più), praticamente in tutti e quattro i Santi Vangeli che stanno alla base della nostra vita cristiana, nei quali Gesù indica i principi “vitali” dell’esistenza… e sono principi vitali che stanno alla base di ogni esistenza umana, anche di chi non crede in Dio Padre, nel Figlio e nello Spirito santo. Sono i principi dell’amore per sé e per il prossimo, per tutta l’umanità, per tutto il creato e per il Signore, per quello inimmaginabile “Dio” che si fa “uomo” dalla nascita nel grembo di una donna alla morte… per indicarci il nostro vero destino, la vita eterna nelal risurrezione.

            “Esercizi” li hanno chiamati per primi gli appartenenti alla Compagnia di Gesù, “soldati” per Cristo, uomini severi… Esercizi li chiamiamo anche noi: “esercitarsi” significa imparare, migliorare le nostre conoscenze in un’arte suprema, forse difficile ma indispensabile, che è l’Amore.

            Leggere, meditare la Scrittura dedicando tutto il tempo necessario, senza che altre magari indispensabili incombenze questo tempo ce lo misurino… cercare di comprendere ciò che la Scrittura è per noi, nella nostre vita… cercare quella strada per l’eternità che sta al fondo di ogni desiderio umano… questo è il succo, il fondamento, la ragione per cui… riprendiamo allora in mano le nostre vite, diamoci questi tempi -lunghi o brevi – perché è camminando con il Signore, con la Trinità beata che il passo si fa leggero e la meta, anche la più ardua, raggiungibile…

 

Marisa Sfondrini