Associazione Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo

Santa Pasqua… mentre forse ancora piovono le bombe!

Mamma, perché fanno così male a quel signore lì?…”. E scusate la lunga storia. La sorella del mio nonno paterno – la zia Argia – donna di grande fede e sincero attaccamento alla celebrazione dei sacramenti – aveva regalato a mia mamma, fresca sposa del suo nipote preferito Antonio, un libro di preghiere rilegato in bella pelle amaranto. In quel libro c’era ovviamente anche una via crucis illustrata (ancora in bianco e nero, ma con immagini “potenti” del Dürer) che mia mamma usava, quando ero ancora una bimbetta, per parlarmi appunto della Quaresima, della morte e risurrezione del Signore, della santa Pasqua. “Quel signore lì…” che indicavo con la mia manina guardando quelle illustrazioni severe, era il Crocifisso.

          Mia mamma non è mai stata una “baciapile”, al contrario…, ma ugualmente si ingegnava a impartire a me, ancora troppo piccola per frequentare il catechismo, quelle piccole, facili “nozioni” che sarebbero state di grande aiuto per imparare ad amare il Signore, la Trinità. Da allora (e di anni ne sono passati tanti!), ad ogni Quaresima, riprendo anche soltanto per qualche secondo quel libretto, riguardo quelle illustrazioni, sento ancora la voce di mia mamma che mi spiega…

          Credo che le esperienze che si fanno in tenera età, durino dentro il nostro cuore e la nostra mente per sempre. Se ancora oggi chiudo gli occhi e aguzzo l’udito, sento la voce di mia mamma che mi spiega chi è “quel Signore lì” a cui fanno “tanto male”. Forse mi aspetterei, vecchia come sono, di fare pensieri più alti e sofisticati… ma sono contenta se le lacrime ancora vengono ai miei occhi e guardo ancora quelle vecchie illustrazioni… e sento ancora le spiegazioni di mia mamma.

 

Pensiero semplice

          Il lungo tempo di Quaresima (in quella ambrosiana tre giorni sono stati “scontati” da sant’Ambrogio alla sua Chiesa!) cui segue l’ancor più lungo (se non sbaglio) tempo pasquale e post pasquale, viene indicato come un “tempo forte”, cioè uno di quei periodi dell’anno in cui noi battezzati siamo chiamati ad una attenzione più viva, ad una immersione addirittura più profonda nel mistero di Cristo.

          È un tempo di “digiuno” (e papa Francesco ha giustamente richiamato l’attenzione su questa pratica di pietà); per come la vedo io, tempo di digiuno soprattutto dalle parole e dai pensieri vacui, qualche volta perfino “maledetti” … è come se ci venisse detto: fai silenzio, sgombera la tua mente da tutti gli pseudo bisogni di cui ti nutri per lasciarti incantare, travolgere dal misterioso amore di una Dio che muore per te.

          Il pensiero della morte, alla mia venerabile età, è normale, quotidiano. Non sono capace ancora di chiamarla “sorella”, come il beatissimo santo Francesco d’Assisi; ma cerco di pensarla e chiamarla “amica”. Siamo nati per la vita e la morte è un brutto “incidente di percorso”, lo percepisco ogni giorno di più. Eppure, c’è una profonda “amicizia” che la morte ci dischiude, poiché apre la porta che ci immette alla presenza della Trinità.

          Così, quello della morte è diventato per me un “pensiero semplice”. Forse lo è sempre stato: ricordo che in un tema (terza media) “Qual è la tua certezza nella vita?”, tema non semplice per delle tredicenni, avevo proprio parlato della morte, come di una finestra aperta, l’unica certa, su un futuro per il resto incerto (la prof si era un po’ spaventata e meravigliata e mi aveva chiamata a confronto…). Anche allora, per piccola che fossi, mi pareva che la morte fosse l’unica certezza e una certezza che mi appariva come finestra aperta sul futuro…

 

Così si spiega perché sono ottimista

          Mentre scrivo, nel silenzio e nella quiete della mia stanzetta, queste note, in Ucraina piovono ancora bombe, gli spari dei cannoni ancora assordano quei poveri uomini e donne, vecchi e bambini… i vetri alle finestre si spezzano e cadono con un rumore allo stesso tempo terribile e tintinnante, quasi gioioso…

          Le bombe piovono ancora su tanti innocenti… bombe senza causa “giusta” (ammesso che possa esservi una causa giusta in queste circostanze). Ho fatto la Prima Comunione e ho ricevuto la Santa cresima, nel 1942/1943, ancora in piena seconda guerra mondiale, con le bombe che cadevano sulle nostre città e sui nostri paesi. Io abbastanza inconsapevole, ma con papà e mamma e madrina, assolutamente consapevoli del disastro che stava intorno e che sembrava non voler finire mai.

          Ma “ha da passà a’ nuttata”, anche la lunga notte della seconda guerra mondiale è passata. “Tutto passa e si scorda” cantava una canzonetta anni Quaranta… sì, forse si scordano le “avventure” belle che ci capitano, ma non quelle dolorose. Così io attingo ancora a quel dolore degli anni Quaranta (che forse percepivo, più che provarlo io stessa) negli adulti che mi circondavano e che cercavano in qualche modo di ripararmene.

          Anche quella lunga nottata è passata non senza conseguenze. Alcune delle conseguenze che ho visto vivere dagli adulti che mi circondavano e conservare “nei posteri”, le posso ancora elencare. Odio profondo per la violenza fra gli esseri umani e nel creato intero (e la guerra è violenza pura). Odio profondo per il disprezzo reciproco che impedisce agli esseri umani di sentirsi veramente fratelli, cioè tutti appartenenti a una stessa famiglia. Odio profondo per chi “strapazza” l’ambiente, soprattutto per chi lo strapazza a proprio uso, consumo e vantaggio. Odio profondo per chi impedisce la libertà a ciascuno di noi. Odio profondo per chi si sente superman… e così via.

          Un “odio profondo”, però, che si trasforma in amore, in attenzione “attentissima” (per quanto si può, anche se poco), perché Gesù di Nazaret soltanto per amore ha preso su di sé la morte e la risurrezione. Quando penso alla passione, morte e risurrezione del Cristo di Dio, ogni pensiero scuro e pessimista svanisce: quella nascita, quella vita, quella morte e quella risurrezione sono la “polizza assicurativa” della nostra stessa vita. Dio Padre si è fatto nostro fratello! E questo mi basta…

 

Marisa Sfondrini