Associazione Opera della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo

La Semplicità

Scrive don Sergio Siracusano...

(Parroco della Chiesa della Sacra Famiglia nella diocesi di Messina)

Sacrosantum concilium al n. 34 ci ricorda e invita affinché "i riti splendano per nobile semplicità" .

Perché tanta sciatteria o al contrario tanta autoreferenzialita dei ministri? Quale formazione liturgica per le Comunità?

Perché ad esempio si fanno i canti che piacciono e non quelli della Liturgia? 

Come fare capire - in un tempo di sentimentalismo e di liquidità - che la Liturgia ci è donata e non ce la costruiamo? 
 
 
Risponde mons. Antonio Donghi
 

Caro don Sergio,

cerco di rispondere ai suoi interrogativi sottolineando solo alcuni punti che sono l'anima delle risposte concrete.

  • le ragioni che porta di fronte alla situazione attuale della celebrazione liturgica sono pertinenti. E' il dramma di ogni celebrazione sacramentale dopo il Vaticano II . Non sono stati recepiti i nn.1-13 di Sacrosanctum Concilium.
  • Il linguaggio della celebrazione liturgica è l'incarnazione del come si vive e si condivide il rapporto con Cristo e con la chiesa nella prospettiva  di creare quell'uomo nuovo che vive dell'abituale relazione con il Maestro e con la comunità.
  • La riforma liturgica aveva di mira il rinnovamento della vita cristiana, non una semplice ritualità esteriore che può effettivamente risultare una gratificazione dei celebranti. Si corre il rischio di vivere l'interiorità del mistero di Cristo che ha "voluto" riti semplici nel cammino vero della chiesa per sottolineare il suo amore per l'intera umanità.
  • Se non  si scopre la bellezza del Cristo in tutto il suo mistero e non si evidenzia che il motivo fondamentale della celebrazione è Lui che vive in mezzo a noi e che vuol regalarci il significato dell'esistenza, tutto ciò che facciamo è una semplice vanità storica.
  • L'esame di coscienza delle nostre liturgie è il n. 14 di SC circa il valore della partecipazione attiva, vista come esercizio della nostra vocazione battesimale per costruire una comunità nella mentalità del vangelo.
  • A monte avvertiamo la crisi del vero rapporto tra la rivelazione del Padre in Cristo Gesù e nello Spirito Santo e l'uomo che è chiamato a vivere la gioia d'essere immagine di Dio per divenirne somiglianza.
  • Infine è da riscoprire il valore della vera vita spirituale che costituisce il clima di ogni celebrazione sacramentale, spiritualità che non è un succedersi di tante pratiche o esercizi religiosi, ma la l'espressione di un modo di concepire il senso dell'esistenza. In un tale contesto la ritualità costituisce il luogo per un salto di qualità nella prospettiva di realizzare il progetto divino sul mondo intero.

Don Sergio, queste sono alcune osservazioni, da cui poi far scaturire le scelte pastorali. In continua disponibilità per approfondire il dialogo nel comune amore per la celebrazione dei Divini Misteri

Mons. Antonio Donghi